Lavoro, la fascia 25-49 anni perde 79mila posti in un mese

ENACLavoro e Salute

Condividi questa notizia

A dicembre l’occupazione si è ridotta di 75mila unità. Brusca frenata dei lavoratori permanenti, gli assunti a tempo indeterminato (-75mila unità). La fascia d’età centrale del mercato del lavoro (25-49 anni) ha segnato, complessivamente, un calo di 79mila occupati. Gli inattivi sono tornati a salire (+42mila posizioni in un solo mese); e gli autonomi, in continuo affanno, sono arretrati nuovamente (-16mila unità; – 71 mila sull’anno), raggiungendo il minimo storico dal 1977 (inizio delle serie storiche dell’Istat).

Il dato di dicembre sul lavoro diffuso ieri dall’Istituto nazionale di statistica ha mostrato più ombre che luci: il tasso di occupazione è sceso al 59,2%; quello di disoccupazione è rimasto stabile al 9,8%, ma c’è un incremento dei senza lavoro tra gli uomini (28mila persone in più che non hanno un impiego, sul mese) e nella fascia d’età 25-49 anni (+27mila disoccupati rispetto a novembre). A livello internazionale l’Italia è rimasta in fondo alla classifica: siamo terz’ultimi, ci ha ricordato sempre ieri Eurostat, peggio di noi solo Spagna (13,7% di tasso di disoccupazione) e Grecia (16,6%), e ci confermiamo lontanissimi dalla media dell’area Euro, in discesa al 7,4%.

In difficoltà anche i giovanissimi: la quota di senza un impiego tra gli under25 si è attestata al 28,9%; stabile nel confronto congiunturale, ma anche qui distante dalle medie europee, e dai primi della classe, tra cui la Germania, inchiodata al 5,8% di tasso di disoccupazione giovanile, grazie al sistema di formazione duale che in Italia invece si sta smontando. I dipendenti a termine sono saliti di 17mila unità; hanno toccato i 3.123.000, la quota più elevata. Ma a crescere sono solo lavori e lavoretti, mentre calano i rapporti più tutelanti, come la somministrazione a tempo determinato, dopo la stretta del decreto dignità.

Sull’anno la fotografia del mercato del lavoro italiano migliora un po’: l’occupazione è in crescita di 136mila unità; si tratta tuttavia di un dato in diminuzione, in parte legato alle stabilizzazioni effettuate nei primi mesi del 2019, ma che ora sembrano arrestarsi. Il numero di disoccupati è in discesa (-143mila persone), così come pure gli inattivi (-115mila unità). Nel tendenziale, spicca anche la contrazione di occupati tra 35 e 49 anni: in 12 mesi sono andati in fumo ben 215mila posti (a pesare sono le tante crisi aziendali ancora presenti). Il governo ha acceso un faro: «L’occupazione sarà uno dei temi forti del nostro tavolo di confronto – ha detto il premier, Giuseppe Conte -. Dobbiamo far crescere il Paese e creare nuovi posti»; così il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo: «Approfondiamo i dati, capiamo la tendenza», poi eventualmente «interverremo».

Esperti e sindacati sono preoccupati: «Il calo di occupati stabili e occupazione conferma l’urgenza di un tagliando al decreto dignità», ha detto Alessandro Ramazza, presidente di Assolavoro. Anche la Cisl, per voce del segretario generale aggiunto, Luigi Sbarra, ha parlato di «svolta negativa sull’occupazione, in linea con un Pil stagnante da mesi. Le ore lavorate non risalgono, e c’è forte diffusione del part time involontario». «I numeri ancora positivi sui contratti stabili sono legati alle misure del 2015 – ha commentato Marco Leonardi, consigliere economico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri -. Certo, ora il quadro generale è in frenata. Dobbiamo rimuovere i freni, e rilanciare subito crescita e occupazione».

 

 


Fonte:  Il Sole 24 Ore